Cosa succede quando le emozioni non hanno voce?
“ Date parole al dolore: il dolore che non parla bisbiglia al cuore sovraccarico e gli ordina di spezzarsi!!”
Shakespeare
Shakespeare in
questi versi mette in evidenza un aspetto importante “ METTERE IN PAROLE IL DOLORE” e degli effetti che può avere su un
cuore il “ SOVRACCARICO” se questo
non avviene. Nel verbo “ BISBIGLIA”
è metaforicamente racchiuso l’aspetto eclatante del fenomeno poiché ciò si
manifesta solo quando è troppo tardi!
Le emozioni
sono un aspetto essenziale della nostra vita psichica! Esse rappresentano “l’OSSIGENO” delle nostri azioni; senza di
esse sembreremmo individui “insipidi e scialbi”.
Eppure vi è
mai capitato di incontrare individui, nel corso della vostra vita, che pur
essendo brillanti, emotivamente sembravano piatti, assolutamente incapaci di
rispondere ad alcuna manifestazione di sentimento?
La vacuità
emotiva di queste persone viene definita dagli psichiatri come” ALESSITIMIA”, dal greco “a” sta per
“mancanza” “lexis” per “parola”, e “thymos” per “emozione”.
Queste persone
non hanno parole per esprimere i propri sentimenti. Potremmo parlare di
“ANALFABETISMO EMOZIONALE” .
Gli aspetti
clinici che contraddistinguono questi pazienti comprendono la difficoltà nel
descrivere i sentimenti- propri e altrui- e un vocabolario emozionale molto
limitato. Questi individui hanno difficoltà non solo a discriminare emozioni
diverse, ma anche sensazioni fisiche diverse; per esempio essi arrivano a
lamentarsi di un senso di vuoto allo stomaco, palpitazioni, sudorazione e
vertigini, senza sospettare minimamente che possa trattarsi di ansia.
.
Data
l’incapacità di esternare l’emotività, le espressioni facciali, di conseguenza,
si presentano rigide e povere, perciò si utilizza spesso un’imitazione sociale.
È raro, se non impossibile, che l’alessitimico senta il bisogno di chiedere
conforto ad una persona esterna in quanto vi è una difficoltà nel
comunicare il proprio disagio emotivo. L’empatia rappresenta un limite negli
alessitimici, in quanto non è sviluppata abbastanza, impedendo la costituzione
di rapporti di intimità. Gli alessitimici non sono persone empatiche, piuttosto
disinteressate alla sofferenza, al vissuto emotivo di una persona.
L’alessitimia
è di recente scoperta, introdotta per la prima volta da John Nemiah e Peter
Sifneos negli anni settanta per descrivere un insieme di caratteristiche di
personalità nei pazienti psicosomatici, dove per psicosomatica s’intende quella
branca della medicina che studia la connessione tra un disturbo somatico e la
sua origine di natura psicologica. Nel 1976 alla XI°Conferenza Europea sulle
Ricerche Psicosamitiche fu diffuso per la prima volta il termine di alessitimia[1].
Alcune variabili
socioculturali e dinamiche familiari possono influire sullo sviluppo della
patologia. Tra le possibili ipotesi correlate all’eziologia dell’alessitimia,
si è considerato lo stile di attaccamento evitante-insicuro introdotto da
Bowlby[2],
distinto da un bisogno ossessivo di attenzioni e cure. L’attaccamento è
il legame che si istaura tra il bambino e la figura significativa della madre. La
natura del rapporto, la presenza o meno di cure ed attenzioni, influenzerebbero
le relazioni future che il bambino andrà a costruire in un futuro prossimo.
Inoltre egli potrà o meno sviluppare delle caratteristiche di personalità
legate, appunto, alla forma di attaccamento avuta.
L’alessitimia
potrebbe rappresentare una difesa contro un dolore psichico o un blocco della
sfera affettiva causato da un trauma infantile. L’alessitimia può
svilupparsi in seguito ad un grave trauma o malattie che portano ad uno stato
di pericolo di vita (cancro, trapianto, dialisi). In questo caso la malattia
rappresenta una conseguenza secondaria. Sono state suggerite ipotesi
alternative alle probabili cause dell’alessitimia.
Secondo
MacLeane, ad esempio, l’origine eziologica è spiegabile secondo l’ipotesi che
le emozioni vengono incalanate direttamente negli organi corporei mediante vie
neuroendocrine e autonome. Nemiah (1975,1977) ha individuato un difetto
neurofisiologico che influenza la modulazione del corpo striato dell’input dal
sistema limbico alla neocorteccia che provocherebbe l’alessitimia. L’emisfero
coinvolto è quello destro oppure vi è una mancanza di comunicazione
interemisferica. La chiave di lettura della patologia è abbastanza complessa ed
articolata in quanto essa può manifestarsi in correlazione a numerose
condizioni psichiatriche come i disturbi dell’umore o disturbi d’ansia[3].
In questo caso si parla di comorbilità.
L’intervento
psicoterapeutico abbraccia le terapie focalizzate sul riconoscimento e
denominazione della sfera emotiva. Non avendo piena consapevolezza dei propri
limiti, spesso gli alessitimici arrivano a chiedere aiuto solo su insistenza di
un partner o familiare.
Risulta essere
importante dare spazio all’educazione emotiva, per cui i pazienti impareranno
gradualmente a dare un nome alle emozioni, a mentalizzare il proprio mondo
interno. L’analfabetismo emotivo dei
pazienti può migliorare, ma rimane auspicabile una maggiore attenzione su
una patologia “giovane” creando tecniche di insegnamento. Spesso può
presentarsi in maniera non patologica, ovvero è facile incontrare nella propria
vita, persone che non sono in grado di esternare i propri sentimenti. In
tal caso bisognerebbe osservare se l’incapacità è data da una mancanza di
coraggio (o assenza di sentimento). Se essa si presenta solo con alcune
persone, non si parla di alessitimia, bensì una caratteristica di personalità
lontana dalla patologia.
[1] Nemiah J.C., Freyberger H., Sifneos P.E.
(1976), Alexithymia: A view of the psychosomatic process. In Hill O.W., Modern
Trends in Psychosomatic Medicine, Vol. 3, Butterworths, London , pp. 430-439.
[2] John Bowlby, Attaccamento e
perdita vol.1 (1989)
[3] Jones,
Bruce A. (novembre 1984). Panic attacks with panic masked by alexithymia. Psychosomatics 25 (11):
858-859
PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA
GIUGLIANO IN CAMPANIA;
PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA NAPOLI
E PROVINCIA
ANSIA, DEPRESSIONE, ATTACCHI DI
PANICO;
DISTURBI INFANTILI;
SUPPORTO ALLA GENITORIALITA’,
CRISI DI COPPIA;
Commenti
Posta un commento